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  • Monte Nerone Sentiero 39 - immagine 7 (Cascata della Gorgaccia)
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Sentiero CAI n. 39

Comprensorio: Monte Nerone
Località partenza: Apecchio
Località arrivo: Bivio Sentiero Italia
Traccia GPS:
Numero:
39
Quota partenza: 390 metri
Quota arrivo: 755 metri
Quota massima: 755 metri
Dislivello: 280 metri
Nuova numerazione CAI:
239
 
238A
Lunghezza: 8,2 km.
Difficoltà: E
Tempo salita: 3,15-4,00 ore.
Tempo discesa: 3,00-3,30 ore.

 

Il sentiero 39 del Monte Nerone è una via escursionistica che collega Apecchio con il sentiero di crinale di Bocca Serriola, attraversando la stretta valle del Fosso dei Tacconi quasi sempre a fianco del corso d’acqua.
L’itinerario non è purtroppo in buone condizioni di manutenzione, ed è facilmente percorribile soltanto nella sua prima parte, che conduce alla spettacolare cascata della Gorgaccia, ma il tratto successivo è praticamente in stato di abbandono, con la vegetazione di sottobosco che risulta essere altissima ed in alcuni tratti quasi insuperabile, la segnaletica quasi assente (sono a malapena individuabili alcuni vecchissimi segni sugli alberi) ed i numerosi guadi da affrontare sono impossibili da superare se non immergendosi nelle acque che possono arrivare anche fin oltre il polpaccio. In definitiva, se lo si vuole percorrere per intero bisogna possedere uno spirito avventuroso e portare con se dei vestiti di ricambio.

L’attacco del sentiero si trova vicino al centro di Apecchio, all’inizio del Piano di Velluto, dove si attraversa un parco pubblico nel quale è possibile effettuare rifornimento idrico presso una fontanella, prima di sbucare sulla strada che conduce al vicino cimitero, nei pressi della grande fonte di acqua sulfurea, molto apprezzata per le sue qualità benefiche.
Qui si prosegue sulla sinistra (sono presenti cartelli con indicato il nuovo numero del sentiero, il 239) sull’ampio sentiero che scende placidamente verso l’alveo del Fosso dei Tacconi, ed inizia ad intersecare il corso d’acqua mediante alcuni guadi, non proprio semplicissimi in quanto l’ampiezza e la portata del fosso sono abbastanza rilevanti.
Il percorso è comunque piacevole ed ombreggiato, non ci sono difficoltà altimetriche in questa prima parte (inizialmente si scende, poi si risale in falsopiano) e l’incedere risulta tutto sommato agevole, se si fa eccezione per i già citati guadi.

In breve tempo si raggiunge il bivio con il sentiero 40, e già si può notare dalla nuova segnaletica una particolarità, ovvero che il numero 239 è stato assegnato al vecchio 40 (che prosegue su strada bianca ampia e comoda), mentre il 39 scende nuovamente lungo il fiume assumendo il nuovo numero di 238A.
In circa 15 minuti dall’incrocio, superati alcuni ulteriori guadi, si arriva alla maestosa Cascata della Gorgaccia, molto affascinante dal punto di vista paesaggistico e parecchio frequentata nel periodo estivo perché presenta una grande pozza d’acqua in cui è possibile godere di un bel bagno rinfrescante.

Come già premesso, qui termina la parte di sentiero ben segnalata ed adatta a tutti, il proseguire oltre questo punto è indicato solo per chi voglia immergersi in un ambiente completamente selvaggio e sia disposto a non farsi infastidire dalle inevitabili difficoltà proposte da un percorso che è stato praticamente riassorbito completamente dalla natura.

Si prosegue a fianco del corso d’acqua, seguendo alcuni vecchi segni a mala pena intravedibili sugli alberi, fino a giungere ad un lungo guado sul fosso (almeno una cinquantina i metri da percorrere in acqua, fortunatamente la profondità in questo punto è bassa), oltrepassato il quale si prosegue lasciandosi sempre l’alveo sulla sinistra, su una debolissima traccia che attraversa i boschi e in alcuni punti sbuca sui prati circostanti, sempre per breve tempo per poi tornare verso il fosso che viene intersecato più volte (almeno una decina di guadi, alcuni piuttosto insidiosi con molto fango e acqua piuttosto alta).

Risulta essere particolarmente complesso un tratto con vegetazione fluviale molto alta e parecchio intricata, in cui bisogna farsi largo a forza cercando di intuire quale possa essere la strada corretta.
Vengono in aiuto alcuni fiocchi su alberi, molto sbiaditi dal tempo ma preziosi, ed alcune piccole targhette pubblicitarie (sembra incredibile in questo posto, ma è così) di colore blu con l’indicazione di un agriturismo…. questa è la prova che qualcuno passa di qui ogni tanto, nonostante tutto….
In questo tratto dovrebbe trovarsi il bivio che collega il sentiero al vicino 38, ma è veramente difficile riuscire a capire dove possa trovarsi, sono riconoscibili alcune tracce che salgono sulla sinistra del fiume, ma è praticamente impossibile capire quale possa essere quella giusta.
Si giunge quindi al rudere del Mulino di Tacconi, testimonianza di una attività un tempo ben sviluppata e di cui ora non restano che poche tracce, proseguendo quindi in leggera salita, su un percorso che alternando passaggi complessi a parti in cui invece si riesce a proseguire in maniera più agevole.

Un secondo rudere di un mulino (sulla carta indicato come Molinello) segna il confine con l’Umbria, lo si supera e si prosegue per altri 20 minuti, uscendo ancora a tratti sui prati e rientrando nel bosco, fino a raggiungere un antica cappella votiva, oramai quasi indistinguibile in quanto completamente ricoperta dalla vegetazione.

Superato questo punto si esce definitivamente sui prati che lambiscono il crinale che circonda il valico di Bocca Serriola, ma la traccia purtroppo si perde completamente ed occorre salire un po’ ad intuito, aiutandosi con l’orientamento osservando le vicine montagne che compongono il crinale.

Si raggiunge, non senza fatica e trovando qualche sporadico segno sugli alberi, la grande casa colonica (abbandonata) denominata Artaina, da cui si può raggiungere il crinale utilizzando una vecchia strada sbrecciata (il sentiero secondo la mappa passerebbe tra campi e boschi ma è veramente impossibile da trovare), da imboccare verso sinistra e facendo attenzione ai due successivi bivi, in cui bisogna svoltare la prima volta ancora a sinistra e la seconda volta a destra.

Al termine della risalita si sbuca nell’ampia strada bianca di crinale, che in questo tratto coincide con il Sentiero Italia; seguendo la strada verso destra si giunge in circa mezz’ora di cammino a Bocca Serriola.